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Marechiaro, bellissimo borgo di Posillippo, è conosciuto in tutto il mondo, grazie alla celebre “fenestrella” di Salvatore Di Giacomo.  La sua vista mozzafiato sul golfo di Napoli ha fatto innamorare e sognare.

fenestrella a marechiaro
Fish-bar-aperitivo-con-vista
palazzo degli spiriti
marechiaro
via petrarca

Anticamente il borgo di Posillipo intorno a via Marechiaro, prendeva il nome di Santa Maria, in onore alla chiesa di Santa Maria del faro. Il nome Marechiaro, non deriva dalla limpidezza dell’acqua come in molti sono portati a credere bensi dalla loro quiete. In alcuni documenti risalenti al periodo svevo si parla di mare planum tradotto in lingua napoletana mare chianu da cui l’odierno Marechiaro.

Il nome del borgo è associato da sempre alla celebre Finestra ” A’ fenestrella ‘e Marechiare“. La leggenda narra che il poeta e scrittore napoletano Salvatore Di Giacomo, vedendo una piccola finestra sul cui davanzale c’era un garofano, ebbe l’ispirazione per quella che è una delle più celebri canzoni napoletane: Marechiare.

« Quanno spónta ‘a luna à Marechiare, pure li pisce nce fanno a ll’ammóre… »

(Salvatore Di Giacomo, Marechiare)

Tutt’oggi la finestra esiste, e c’è sempre un garofano fresco sul davanzale, oltre ad una lapide celebrativa in marmo bianco con sopra inciso lo spartito della canzone e il nome del suo autore (morto nell’aprile del 1934).

 

Cose da vedere:

  • La famosa “ fenestrella” e il panorama verso il golfo

  •  Consigliamo una sosta al bar sul mare, perché, oltre al panorama sul vesuvio, si può vedere anche l’isola della Gaiola.

 

Tempo per la visita:

Per vedere la Fenetrella e il panorama, bastano 30 minuti; a questo tempo và aggiunto il tempo per un’eventuale sosta al bar.

 

Come arrivare alla Fenestrella di Marechiaro

Il sistema più economico è un bus di linea n° 151 da piazza Garibaldi a riviera di Chiaia; qui prendere il 140 e scendere S. Strato-Ricciardi, da qui a piedi verso la Fenestrella, vi sono circa 1400 metri in discesa, che poi, per il ritorno, si devono fare per una salita abbastanza in pendenza.

Soluzione alternativa è selezionare altri 2 o 3 siti da vedere e noleggiare un auto con conducente (per gruppi di 4-6 persone) che consente un’escursione privata che vi permette di diminuire drasticamente i trasferimenti in bus e ottimizzare la giornata, visitando molti altri siti anche ad una certa distanza da Napoli (Pozzuoli, Bacoli, Posillipo, Monte di Procida, ecc….).

Per tale soluzione, spesso vi sono tariffe promozionali molto vantaggiose (consultare il sito: www.escursionicampania.com)

 

Storia

L’Archivio della Canzone Napoletana testimonia l’esistenza di quasi duecento canzoni classiche dedicate a questa piccola zona di Posillipo, o che la nominano soltanto, ed un gran numero di poesie.

PALAZZO DEGLI SPIRITI A MARECHIARO

Il Palazzo degli Spiriti fu scoperto per la prima volta nel 1840 dal regio ingegnere Guglielmo Bechi e segretario del Real Istituto, oggi, Accademia di Belle Arti di Napoli.  Il Palazzo degli Spiriti a Marechiaro è sicuramente uno dei luoghi più misteriosi e suggestivi di Napoli. Antica struttura d’epoca romana del I secolo a.C. Il palazzo (da non confondere con la villa della Gaiola) resta l’unica traccia dell’antico Ninfeo fatto erigere dal liberto (ovvero schiavo ma economicamente agiato) Publio Vedio Pollione  che decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella splendida cornice di «Pausilypon» letteralmente significa «tregua dal pericolo» o «sollievo dal dolore» (per la serenità che il panorama ispira) privilegiando l’area tra la Gaiola e la baia dei Trentaremi.

IL FANTASMA DI VIRGILIO

La leggenda attribuisce alla Villa o Palazzo degli Spiriti una fama sinistra: fu chiamata «Domus praestigiarum» cioè «casa delle stregonerie».

Secondo la leggenda popolare, la villa è abitata da spiriti e fantasmi antichi e ne sono testimoni i vecchi pescatori e marinai di Marechiaro che hanno alimentato l’aurea spettrale nell’antico rudere del palazzo.

Secondo le loro testimonianze, proprio di notte si sente un dolce lamento provenire da una figura luminosa che suona la cetra. Accostandosi nelle vicinanze, i barcaioli giurano di aver udito invocare poesie da questa figura e che l’abbiano riportate nei versi latini, pur ignorando la lingua e i poemi.

Che si tratti dell’acclamato vate poeta Virgilio che tanto amò Napoli?

E’ noto che all’inizio del 1900 accanto all’isolotto della Gaiola era visibile un edificio romano, (semi sommerso) chiamato «La Scuola di Virgilio» dove durante il Medioevo, il poeta mantovano si stabilì per praticare le sue arti magiche e insegnando agli adepti.

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