
Ercolano è famosa nel mondo per gli scavi archeologici della città romana fondata, secondo la leggenda, da Ercole e distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79; insieme a quelli di Pompei e Oplontis, fanno parte dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
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Il tratto del Corso Resina che dagli Scavi archeologici arriva fino a Torre del Greco è chiamato Miglio d'oro per le splendide ville del XVIII secolo allineate ai suoi lati.
Quale scegliere, Pompei o Ercolano? Scegliere tra i due siti archeologici è difficile e forse sarebbe meglio non farlo. Pompei ed Ercolano erano due città molto diverse. Ercolano, marittima e vacanziera, era un posto di villeggiatura per l'elite romana. Pompei più pianeggiante e nell'interno era una città prospera, grande ed abitata da gente che ci viveva tutto l'anno e l'animava. E proprio in una normale giornata animata dal frenetico tran tran quotidiano si è fermata Pompei in quel giorno del 79 d.C.
Ercolano ha edifici incredibilmente ben conservati, molto meglio conservati rispetto a Pompei. Per questo motivo l'ideale sarebbe visitarle entrambe.
Cosa Vedere:
E’ possibile visitare Ercolano anche da soli, pagando il solo biglietto di ingresso, che costa 13 euro, on line dal sito: https://www.ticketone.it/artist/scavi-ercolano/, però, per apprezzare questi reperti archeologici così particolari e per immedesimarvi nella vita di Ercolano dell’epoca, vi consigliamo di utilizzare anche una guida, pagandola sul posto e partecipando a visite di gruppo.
Per info aggiuntive, orari e prezzi dei biglietti, vedi sito:
https://ercolano.beniculturali.it/
Tempo per la visita:
Per una visita completa, bisogna prevedere minimo 2 ore, alcuni ritengono che, per una visita approfondita, siano necessarie fino a 4 ore.
Come arrivare a Ercolano da Napoli.
La soluzione più economica è con la Circumvesuviana, che si prende al piano inferiore della Stazione Centrale Napoli, a Piazza Garibaldi.
Il treno parte dal binario 3, ma fai attenzione al display: dovrà indicare appunto che il treno in arrivo sia il “Sorrento – Pompei”, altrimenti rischierai di salire su quello che ti porterà a Sarno!
Il biglietto, per corsa singola. attualmente costa 2,60 € e il tempo di percorrenza è di circa 20 minuti per Ercolano scavi.
Per orari, consultare il sito: https://www.eavsrl.it/
Soluzione alternativa è partecipare all’escursione in bus di un giorno, per visitare Pompei e Ercolano; il costo (comprensivo del biglietto e di un pranzo leggero) è circa 90 euro a persona.
La soluzione consigliata, per gruppi tra 4 e 6 persone, è abbinare altre escursioni da vedere nella stessa giornata e noleggiare un auto con conducente.
Per tale soluzione, spesso vi sono tariffe promozionali molto vantaggiose, con costi analoghi a quelli delle escursioni in bus (consultare il sito: www.escursionicampania.com)
Storia
Ercolano antica
Secondo la leggenda narrata da Dionigi di Alicarnasso, Ercolano venne fondata da Ercole nel 1243 a.C., di ritorno dall'Iberia mentre storicamente fu fondata o dagli Osci nel XII secolo a.C., come sostenuto da Strabone, o dagli Etruschi tra il X ed l'VIII secolo a.C.. Conquistata dai Greci nel 479 a.C., che le diedero l'impianto proposto da Ippodamo da Mileto, passò successivamente prima sotto il dominio dei Sanniti e poi sotto quello dei Romani, nell'89 a.C., a seguito della guerra sociale, diventando un municipio. La città divenne quindi un luogo residenziale per l'aristocrazia romana e visse il suo periodo di massimo splendore grazie al tribuno Marco Nonio Balbo, il quale l'abbellì facendo costruire nuovi edifici, come la Basilica, e restaurandone altri: nello stesso periodo furono costruiti anche due complessi termali e il Teatro. In seguito fu gravemente danneggiata dal terremoto di Pompei del 62 e poi completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci ai venticinque metri a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città].
La nascita di Resina
Dopo la terribile eruzione del 79 d.C. la vita riprese lentamente sull'area colpita e già nel 121 d.C. si ha notizia della riattivazione dell'antica via litoranea che da Napoli conduceva a Nocera. Nella basilica di Santa Maria a Pugliano sono custoditi due sarcofagi paleocristiani risalenti al II e al IV-V secolo d.C., a testimonianza dell'esistenza di comunità abitate sul sito dell'antica Ercolano. Purtroppo non si hanno notizie certe del periodo tra la caduta dell'Impero romano d'Occidente e l'anno Mille. Sicuramente l'area vesuviana fu esposta alle numerose guerre tra i popoli che invasero l'impero, a cominciare dalla guerra greco-gotica e a quella tra il Ducato di Napoli, formalmente dipendente da Bisanzio, e il Ducato di Capua, istituito dai Longobardi. Addirittura è certa una presenza saracena sul finire del IX secolo. Nel X secolo si hanno i primi riferimenti a un casale di Resina o Risina (… de alio latere est ribum de Risina… ; … de alio capite parte meridiana est resina …, ecc.).
L'origine del nome è alquanto controversa: alcuni studiosi l'attribuiscono alla corruzione del nome Rectina, patrizia romana che possedeva una villa ad Ercolano e che chiese soccorso a Plinio il Vecchio in occasione dell'eruzione del 79 d.C. come è riportato nella celebre lettera di Plinio il Giovane allo storico Tacito; altri fanno discendere il nome da “retincula”, ossia le reti utilizzate dai pescatori di Ercolano, o dalla resina degli alberi dei boschi cresciuti sulle antiche lave, o dal nome del fiume che scorreva ai margini di Ercolano. Infine c'è che vede in Resìna l'anagramma di sirena visto che una sirena è stato il simbolo del casale e del Comune fino al 1969.
Studi non proprio recenti, ripresi da alcuni studiosi, danno una nuova lettura alla Prima lettera di Plinio il Giovane, traducendo quel "Retinae Classiarii" nella località portuale di Ercolano, luogo dove stanziavano i Classiarius, personale addetto alle manovre di navi, i veri mandatari della richiesta di aiuto a Plinio il Vecchio.
Nell'XI secolo è attestata la presenza di un oratorio dedicato alla Vergine sulla collina denominata Pugliano, il cui nome deriva probabilmente da praedium pollianum, un podere suburbano di Ercolano appartenuto ad un tale Pollio.
Il periodo feudale
Nel 1418 la regina di Napoli Giovanna II d'Angiò cedette le università di Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano prima al Gran Siniscalco del regno e suo favorito Sergianni Caracciolo e, dopo qualche anno, ad Antonio Carafa. Il diritto feudale dei Carafa sulla castellania di Torre del Greco fu mantenuto anche da Alfonso d'Aragona che, anzi, la elevò a Capitania nel 1454, benché concessa in burgensatico, ossia priva di vincoli feudali.
Le attività principali dei resinesi erano l'agricoltura, la pesca ed è attestato l'utilizzo di barche coralline resinesi insieme a quelle di Torre del Greco. Era anche diffusa l'attività di lavorazione della pietra lavica, tanto che nel 1618 fu concessa la formazione di una corporazione dei marmorari.
Nel Cinquecento il culto della Madonna Assunta, la cui festività ricorre il 15 agosto, venerata nella Chiesa di Santa Maria a Pugliano era tale da far affluire a Resina numerosi pellegrini da tutte le contrade vesuviane e dal 1574 si ha la prima citazione della chiesa come basilica pontificia. Sicuramente nel 1576 fu eretta a parrocchia con una giurisdizione spirituale che comprendeva il territorio tra il Vesuvio e il mare, tra Torre del Greco e San Giovanni a Teduccio. Solo nel 1627 i cittadini di Portici chiesero ed ottennero dal cardinale di Napoli il distacco della loro comunità dalla parrocchia di Santa Maria a Pugliano e per la prima volta si definirono i confini tra i due casali.
Ai primi del Seicento risalgono anche la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, costruita dai padri Eremitiani Scalzi di Sant'Agostino, e una cappella dedicata a Santa Caterina.
L'eruzione del 1631 e il Riscatto Baronale del 1699
Nel 1631 il Vesuvio si risvegliò dopo un lunghissimo periodo di quiete e devastò il territorio circostante con ingenti danni e mietendo 4 000 vittime. Il territorio di Resìna fu invaso da almeno due colate laviche che si separarono alle spalle del santuario di Pugliano: una andò a riempire il vallone a ovest dell'abitato dove scorreva l'antico fiume e l'altra invase i campi a oriente fino al mare. I danni e le vittime non furono così numerosi come nelle vicine Portici e Torre del Greco, anzi, l'evento fu sfruttato per l'espansione occidentale dell'abitato con la costruzione di una più larga e comoda via, l'attuale via Pugliano, che saliva alla basilica di Santa Maria a Pugliano.
La peste del 1656 colpì Resina mietendo oltre 400 vittime. Alcune famiglie si rifugiarono sulle colline sotto il cratere dove grazie all'aria più salubre scamparono al flagello; in segno di riconoscimento decisero di erigere in quel luogo una cappella dedicata al Salvatore.
Nonostante il giogo feudale non fosse eccessivamente oppressivo, i resinesi presero coscienza della necessità di liberarsi dalla condizione feudale e insieme ai torresi e ai porticesi chiesero di esercitare lo ius praelationis per riscattare il feudo che in quegli anni era al centro di dispute finanziarie tra gli eredi dei Carafa e il Demanio. Dopo un tentativo fatto nel 1696 e un successivo nel dicembre del 1698, il Presidente della Regia Camera della Summaria, Don Michele Vargas Macciucca, il 18 maggio 1699 decretò che Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano (quest'ultima oggi appartenente al territorio di Portici e da non confondere con la vicina San Giorgio a Cremano) fossero sciolte dal vincolo feudale dietro il pagamento ai proprietari di una somma pari a 106 000 ducati più altri 2 500 di spese accessorie. La spesa fu ripartita tra i casali in base alla loro importanza in termini demografici, economici e territoriali, secondo i calcoli eseguiti dai tavolari di corte; cosicché i cittadini di Resina contribuirono per un terzo della somma, ossia 35 333 ducati per la prelazione e ulteriori 833 per le spese accessorie (contro i quasi 57 000 ducati versati da Torre del Greco e i 15 400 da Portici).
Il riscatto baronale di Resina (Ercolano), Torre del Greco e Portici resta una delle pagine più memorabili della storia delle tre città vesuviane.
La scoperta di Ercolano e la nascita del Miglio d'Oro
Nel 1709 Emanuele Maurizio di Lorena, Principe d'Elbeuf, mentre stava costruendo il suo palazzo presso il litorale di Portici venne a sapere che un contadino, tale Nocerino, detto Enzechetta, nello scavare un pozzo in un podere alle spalle del convento degli agostiniani di Resina si era imbattuto in marmi e colonne antiche. Decise di comprare il fondo e nel 1711 avviò degli scavi attraverso pozzi e cunicoli che raggiunsero l'antico Teatro di Ercolano, da cui estrasse statue, marmi e colonne che tenne per sé o inviò in dono presso amici, parenti e regnanti europei.
Grazie a lui il re Carlo III di Borbone decise di acquistare a sua volta il fondo e avviare scavi sistematici mentre in Europa si diffondeva a macchia d'olio la fama dell'antica Ercolano, che influenzò enormemente la cultura dell'epoca dando impulso al movimento culturale del Neoclassicismo e alla moda dell'aristocrazia inglese di svolgere il Grand Tour attraverso l'Europa, fino all'Italia e alla Grecia.
Il successo dei ritrovamenti spinse il re a costruire nel 1740 un palazzo reale nelle vicinanze degli scavi di Resina entro i confini del casale di Portici, che da quel momento assunse il titolo di Real Villa di Portici. Nella nuova reggia estiva raccolse i ritrovamenti ercolanesi realizzando in un'ala del palazzo l'Herculanense Museum che apriva per lo stupore e la meraviglia dei suoi ospiti.
Le collezioni si arricchirono ancora di più a partire dal 1750, quando cominciò l'esplorazione della grandiosa villa suburbana appartenuta alla famiglia dei Pisoni, nella quale fu rinvenuta una gran quantità di bellissime statue in bronzo e in marmo, come i due Lottatori (o Corridori) e il Mercurio Dormiente. Ma ancora più straordinario fu il ritrovamento, nel 1752, dei papiri carbonizzati della biblioteca della villa che da quel momento divenne nota in tutto il mondo come Villa dei Papiri. Essi furono meticolosamente srotolati grazie ad una macchina appositamente realizzata in quegli anni da Padre Antonio Piaggio e rivelarono opere del filosofo epicureo Filodemo da Gadara.
Con l'arrivo dei reali a Portici tutta l'aristocrazia della capitale scelse di realizzare sontuose dimore estive lungo la Via Regia delle Calabrie e nelle campagne circostanti, tra Barra, oggi quartiere orientale di Napoli, e Torre del Greco. Ma soprattutto tra Villa de Bisogno a Resina e Palazzo Vallelonga a Torre del Greco la quantità e la qualità degli edifici era tale che quel tratto di strada fu denominato il Miglio d'Oro.
Tra le più prestigiose si annoverano Villa Campolieto, progettata da Luigi Vanvitelli, Villa Riario Sforza, nota anche come Villa Aprile, e Villa Favorita, di Ferdinando Fuga, chiamata così perché preferita dalla regina Maria Carolina d'Asburgo al punto che Ferdinando IV l'acquistò nel 1792 conferendole la denominazione di Real villa della Favorita e anche Resina acquisì il titolo di Real Villa.
Nel 1788 il sacerdote Benedetto Cozzolino fondò in via Trentola, presso la sua abitazione, la prima scuola per non udenti del Regno di Napoli, seconda in Italia solo a quella di Roma.
Corso Resina, il corso principale della città che collega Ercolano a Napoli, nel tratto che va dagli Scavi di Ercolano al confine con Torre del Greco, è anche denominato Miglio d'Oro, per la presenza di alcune tra le più belle e sfarzose ville vesuviane del XVIII secolo, costruite o abbellite da famosi architetti come Luigi Vanvitelli o Ferdinando Fuga. Tra le più fastose vi sono Villa Aprile (oggi sede del lussuoso Miglio d'Oro Park Hotel), Villa Favorita, Villa Campolieto, Villa Ruggiero sedi di eventi culturali, spettacoli e concerti. Villa Campolieto, Villa Ruggiero e il Parco sul mare della Villa Favorita, di proprietà della Fondazione Ente per le Ville Vesuviane, sono aperte al pubblico.
Nel 1997 l'area del Miglio d'Oro, insieme al complesso Somma-Vesuvio, è stata inserita nella rete mondiale di riserve della biosfera nell'ambito del programma UNESCO MAB (Man and Biosphere).
Negli ultimi anni la definizione precisa di Miglio d'Oro è sfumata, in quanto per finalità di promozione turistica e di sviluppo territoriale dei paesi vicini, il concetto di Miglio d'Oro è stato erroneamente esteso anche ai comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano. Sul territorio dei quattro Comuni cosiddetti "del Miglio d'Oro", oltre che su quello dei quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, insistono le 121 ville vesuviane del XVIII secolo censite dall'Ente Ville Vesuviane.