
Al Parco archeologico di Baia vi aspetta una passeggiata alla scoperta di antichi edifici imperiali e di spazi termali, abbracciati dal verde della macchia mediterranea e dall'azzurro intenso del mare che, oggi come allora, incorniciano questi antichi luoghi dell'otium patrizio.
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Secondo la leggenda il nome Baia deriva da Baios, nocchiero di Ulisse, che qui sarebbe morto e poi celebrato da un complesso scultoreo rinvenuto in un ninfeo di età imperiale presso punta Epitaffio.
I primi insediamenti abitativi risalgono al III secolo a.C. e raggiunsero il massimo splendore all'inizio dell'età imperiale, quando per la quantità e ricchezza delle ville dei patrizi romani, Baia fu soprannominata la “piccola Roma" ed eletta a residenza estiva degli imperatori.
L’area del Parco comprende un patrimonio archeologico di ineguagliabile valore: gli imponenti resti di impianti termali e idraulici, i cosiddetti “templi” (in realtà terme) di Mercurio, di Venere, di Diana e le terme della Sosandra; le Cento Camerelle; la Piscina Mirabile; la tomba di Agrippina; il porto militare di Miseno; il teatro e le tombe monumenta
Cose da vedere:
Per visita senza guida l’ingresso è 4 euro; però è consigliabile prenotare una guida.
Per orari, biglietti ed aggiornamenti, visitare il sito ufficiale: https://www.coopculture.it/it/poi/parco-archeologico-delle-terme-di-baia/
Tempo per la visita:
Per una visita si devono prevedere da 1 a 2 ore.
Come arrivare al Parco archeologico delle Terme di Baia
Co i mezzi pubblici, prendere EAVBUS linea 101 da piazzetta circumvesuviana verso Monte di Procida e scendere a via Montegrillo, località Baia. Ci vuole oltre 1 ora e 20 minuti.
La migliore soluzione è selezionare altri 2 o 3 siti da vedere e noleggiare un auto con conducente (per gruppi di 4-6 persone) che consente un’escursione privata che vi ottimizzerà la giornata, visitando molti altri siti anche ad una certa distanza da Napoli (Pozzuoli, Bacoli, Posillipo, Monte di Procida, ecc….).
Per tale soluzione, spesso vi sono tariffe promozionali molto vantaggiose (consultare il sito: www.escursionicampania.com)
Storia
La selva di murature che si incontrano arrampicate alla ripida parete dell’ antico cratere vulcanico, appena entrati nel sito, è la prova di come, in età romana, un’irrefrenabile attività edilizia avesse aggredito l’intero piccolo golfo di Baia, compresso tra Punta dell’Epitaffio e lo sperone roccioso su cui sorge il Castello Aragonese.
Gli scavi archeologici, iniziati poco meno di un secolo fa, si sono concentrati nello spazio compreso tre le tre grandi cupole che, da sempre, erano rimaste in vista, attorniate per lungo tempo solo da amene campagne coltivate che contornavano il piccolo borgo di pescatori in riva al mare. I templi di Diana, Venere e Mercurio in realtà templi non erano mai stati ma la loro imponenza e il loro aspetto apparentemente isolato aveva fatto pensare a edifici sacri, collegati a queste divinità solo per piccoli, o inesistenti, indizi trovati nelle decorazioni delle loro pareti. In realtà qualcosa di notevole c’era, in una in particolare di queste sale, quella di “Mercurio”: siamo di fronte infatti, a quanto oggi si conosce, del più antico esempio di copertura emisferica di ampie dimensioni realizzato in cementizio.
Gli studiosi hanno infatti datato questa sala al tempo di Augusto e vedono in essa quello spirito di sperimentazione che proprio a Baia si sviluppò grazie ad un materiale qui facilmente reperibile, la pozzolana. Ma al di là di questo aspetto, in tutte e tre le sale ci troviamo di fronte ai più importanti ambienti di tre diversi stabilimenti termali costruiti, a distanza di un secolo l’uno dall’altro, per sfruttare sempre più intensamente le risorse idrominerali del sottosuolo: oltre a grandi vasche per immersioni, numerosi sono i condotti scavati direttamente nel terreno per captare le risalita di vapori bollenti per riscaldare le saune. La ricerca di queste fonti naturali di calore ci spiega in parte la disposizione disordinata di questi edifici, che tuttavia deriva anche da un altro fattore: prima di questi grandi impianti lo spazio era già stato occupato da grandi ville, costruite una a fianco all’altra già uno o due secoli prima. Le ville “dell’Ambulatio” e “della Sosandra”, avevano occupato la pendice, dal basso verso l’alto, con cinque o più livelli di ambienti distribuiti a ridosso del pendio, collegati fra loro da rampe o scalinate dipinte. Una distribuzione che permetteva un pieno godimento del paesaggio, aperto verso il Vesuvio, Sorrento e Capri soprattutto negli ambienti posti più in alto, ricchi di marmi e pitture, utilizzati come ampie e scenografiche sale da pranzo. Più in basso, grandi cortili con altrettanto ricchi portici colonnati raggiungevano il mare, offrendo a chi vi arrivava con la barca una accoglienza che ricordava i palazzi ellenistici realizzati in oriente dagli eredi di Alessandro Magno.
Non mancavano certo in questi complessi piccoli spazi termali, come le cosiddette “Stanze di Venere” o le “Piccole Terme”, realizzate per un numero ben più ristretto di frequentatori, ma dotate di tutti i confort e di una ricchissima decorazione, come ancora in parte si conserva. Va sottolineato tuttavia come, pur sviluppandosi su aree che superano i 10.000 metri2, questi complessi non rappresentano le lussuose ville marittime che l’élite senatoria, da Pompeo a Cesare, da Crasso Cicerone, preferì costruirsi su alture isolate vicine e di cui ci rimangono labilissime tracce. Anche il palazzo imperiale tanto amato da Claudio, Caligola e soprattutto da Nerone, ma anche da imperatori più tardi come Alessandro Severo, doveva svilupparsi altrove, probabilmente a cavallo di Punta Epitaffio e forse in parte riconoscibile tra i resti conservati sotto il livello attuale del mare. È proprio l’inserimento dei grandi complessi termali di cui si è parlato all’inizio a dimostrarci come queste ville, dopo poco più di un secolo di occupazione come lussuose residenze, si trasformarono in qualcosa di diverso, forse in veri e propri alberghi al servizio dei frequentatori dei bagni. Le iniziali divisioni di proprietà vennero a poco a poco annullate, creando nuovi percorsi e frammentando i precedenti vani più grandi e le trasformazioni si protrassero nel corso dei secoli, fino al medioevo con la creazione di veri e propri letti in muratura per bagni curativi, ignoti per tutto il periodo romano. Il numero dei frequentatori tuttavia dovette pian piano ridursi fino al totale abbandono delle terme e delle sorgenti, che, a causa delle trasformazione nel sottosuolo, avevano probabilmente anche perso la loro antica energia naturale: non rimanevano che poche vestigia per i viaggiatori del Grand Tour, attratti tuttavia in questi luoghi dalle parole degli antichi che ancor oggi rianimano i silenziosi ambienti di questo sito.










