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Una storia millenaria che vive nel sottosuolo di Napoli, un viaggio alla scoperta dello stretto legame di fede tra la città e il suo patrono San Gennaro. Le Catacombe di San Gennaro sono disposte su due livelli non sovrapposti, entrambi caratterizzati da spazi molto ampi, a differenza delle più famose catacombe romane.

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Questo grazie alla lavorabilità e alla solidità del tufo. Il patrimonio artistico custodito nelle Catacombe va dalle preesistenze pagane del II secolo d.C. alle pitture bizantine del IX-X secolo d.C. Il nucleo originario delle Catacombe di San Gennaro risale al II secolo d.C. Si tratta, probabilmente, del sepolcro di una famiglia gentilizia che poi donò gli spazi alla comunità cristiana. L'ampliamento iniziò nel IV secolo d.C. in seguito alla deposizione delle spoglie di Sant'Agrippino, primo patrono di Napoli, nella basilica ipogea a lui dedicata. L'ampiezza degli spazi e la regolarità delle forme accolgono silenziosamente il visitatore in un luogo senza tempo.

Cosa Vedere:

Consigliabile vedere anche le Catacombe di San Gaudioso; vedi sito ufficiale:

https://www.catacombedinapoli.it/

Facendo il biglietto per visitare le Catacombe di San Gennaro, si possono visitare anche le catacombe di San Gaudioso.

Il costo è 9 euro.

Molto interessante è il percorso nominato “Miglio Sacro”, in cui, oltre alle Catacombe di San Gennaro, si visitano altri siti del rione Sanità, effettuando un percorso a piedi di circa un miglio. Il costo è 15 euro.

 

Tempo per la visita:

Per visitare le Catacombe di San Gennaro si deve prenotare il biglietto on line ad un orario stabilito; la visita (che è guidata) dura 1 ora.

Lo stesso biglietto consente di visitare anche le Catacombe di San Gaudioso. Per effettuare tale visita (avendo già fatto il biglietto per quelle di San Gennaro), è necessario inviare una mail a: info@catacombedinapoli.it, in cui si comunica l’orario e la data desiderata. La conferma dovrebbe arrivare in risposta entro il giorno successivo.

Per visitare contemporaneamente entrambe le catacombe, si consiglia di prenotare la visita a quelle di San Gennaro almeno 3 giorni prima. Supponendo di decidere le ore 11 come orario di visita per le Catacombe di San Gennaro, si deve inviare la mail per visitare quelle di San Gaudioso alle ore 13 dello stesso giorno, in quanto la prima visita termina alle ore 12 ed è necessario almeno mezz’ora per trasferirsi all’ingresso delle altre catacombe.

Per effettuare il percorso denominato “Miglio Sacro” il tempo è circa 4 ore.

                                      

Dove si trova l’ingresso delle Catacombe di San Gennaro.

L’ingresso per le Catacombe di San Gennaro si trova nei pressi della Basilica dell’Incoronata, a via Tondo di Capodimonte 13.

Storia

Il nucleo originario delle catacombe si andò sviluppando attorno alla tomba di una ricca famiglia romana (il cui nome resta sconosciuto a causa della dispersione del materiale epigrafico) datata al II-III secolo. A partire da questa donazione, fu successivamente creato il vestibolo del piano inferiore, che alla fine del III secolo accolse i resti mortali di sant'Agrippino, sesto vescovo di Napoli, divenendo luogo di venerazione di quello che è considerato il primo patrono della città.

Dopo la costruzione, sulla tomba di Agrippino, di una basilica cimiteriale, il vescovo Giovanni I (413-431) fece traslare in un cubicolo della catacomba inferiore, le spoglie di san Gennaro (che dopo il suo martirio nell'anno 305 erano state sepolte nell'Agro Marciano). Da quel momento la catacomba divenne centro di culto del martire che tanta importanza avrà nella storia della città, e con il tempo le catacombe ne assunsero il nome, divenendo così le Catacombe di San Gennaro.

Questa grande devozione portò ad uno sviluppo straordinario delle catacombe: le tombe si moltiplicarono, gli ambulacri furono prolungati, nuovi cubicoli furono aperti e decorati, e quando le pareti degli ambulacri non bastarono più, le tombe furono scavate persino nel suolo.

Fra il 762 ed il 764 presso le catacombe dimorò il vescovo di Napoli Paolo II, allontanato da Napoli dal partito filobizantino che seguiva la politica religiosa iconoclasta dell'imperatore di Costantinopoli. Paolo II costruì allora nel vestibolo del piano inferiore della catacomba una vasca battesimale allestendovi un episcopio di emergenza.

Nell'831 il principe longobardo Sicone I, assediando la città di Napoli, ne approfittò per impossessarsi dei resti mortali di san Gennaro che da lì portò nella sua città, Benevento, sede episcopale.

Nel IX e X secolo le catacombe divennero anche luogo di sepoltura di alcuni duchi napoletani tra cui Cesario di Napoli (878).

Dopo il trafugamento delle reliquie di san Gennaro ed il trasferimento delle spoglie dei santi vescovi in città, per le catacombe cominciò un periodo di abbandono e di decadenza. Dal XIII al XVIII secolo le Catacombe di San Gennaro subirono il periodo di maggiore abbandono e devastazioni.

Solo nel XVIII secolo tornò l'interesse degli studiosi e le catacombe divennero una tappa obbligata dei visitatori del Grand Tour. In particolare, però, soltanto dal 1839 i visitatori poterono beneficiare di una guida ad hoc, stilata da Andrea de Jorio, archeologo e canonico del Duomo. Durante la seconda guerra mondiale le catacombe furono adattate ed utilizzate dalla popolazione napoletana come rifugio antiaereo, subendo ulteriori danni.

Solo nel 1969 il cardinale arcivescovo di Napoli Corrado Ursi, dopo aver fatto risistemare le catacombe, inaugurava il nuovo accesso (quello attuale), ed avviava una nuova campagna di scavi diretti da Aldo Caserta e Umberto Maria Fasola, membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, durante la quale venne scoperta sia la Cripta dei Vescovi che la Tomba di San Gennaro.

L'ingresso alle catacombe è collocato attualmente nei pressi della chiesa dell'Incoronata a Capodimonte ed è dotato di una scala che conduce direttamente al livello del secondo piano; qui è visibile il più antico ritratto conosciuto di san Gennaro, risalente al V secolo, che raffigura il martire tra una bambina ed una donna e con il capo sormontato dalla scritta Sancto Martyri Januario.

Nel successivo ambulacro sono posti due affreschi che raffigurano la defunta Bitalia orante e, sulla parete finale, la defunta Cerula con i Ss. Pietro e Paolo, tutti databili tra il V e il VI secolo. Agli inizi del VI secolo sono databili gli altri due affreschi posti in uno dei cubicoli, San Paolo e il defunto Lorenzo e San Pietro e San Gennaro con una corona.

 

Attraversando un passaggio a tre archi, si giunge nella grande basilica ipogea, scolpita nel tufo (molto peculiare se non unica nell'architettura catacombale), superata un nuovo passaggio a tre archi sulla destra è un cubicolo che è affrescato con motivi topici: i defunti (gli uccelli) e la resurrezione (la croce monogrammatica).

Superata un'area cimiteriale scavata nel tufo, sulla sinistra vi sono i resti di una struttura basilicale risalente al VI secolo che conserva su di una volta a botte i resti di raffigurazioni dei primi 14 vescovi napoletani. Nella cosiddetta Cripta dei Vescovi, vi sono dei mosaici del V secolo con ritratti di vescovi, uno di essi raffigura Quodvultdeus, vescovo di Cartagine, cacciato dal re vandalo Genserico, giunto fortunosamente per mare a Napoli e sepolto nelle catacombe. Al di sotto, la confessio di San Gennaro, (così chiamata in quanto è il punto più vicino alla tomba del santo) scavata nel livello inferiore, un tempo adornata di una serie di affreschi in triplice strato, sul più recente dei quali (secolo IX) sono stati raffigurati san Gennaro e i compagni della passio, sul più antico, risalente al VI vi è raffigurato san Gennaro tra il Vesuvio e il Monte Somma.

L'ambiente forse più interessante di tutto il complesso catacombale è il vestibolo della catacomba inferiore, ottenuto dall'ampliamento dell'originario ipogeo gentilizio e di cui restano quattro interi sarcofagi scavati nel tufo; il soffitto è decorato con pitture che richiamano lo stile pompeiano del II-III secolo mentre al centro dell'ambiente vi è il battistero del 762. Nell'ambulacro massimo vi è uno dei cubicoli meglio conservati delle catacombe originariamente per intero ricoperto da dipinti di cui restano una figura (forse Mosè o Cristo o san Pietro) ed un medaglione con tralci di vite.

I ritratti della catacomba sono molto interessanti perché testimoniano un alto livello di caratterizzazione fisionomica, avvicinando la produzione neapolitana di IV - VI secolo a quella africana dello stesso periodo. È infatti evidente il rapporto con la comunità cristiana d'Africa, da cui giunsero a Napoli vari individui per sfuggire alle persecuzioni vandalo - ariane in atto dal 439: lo testimonia il cubicolo di Theotecnus, al piano superiore della catacomba, la cui parete di fondo fu sfondata tra la fine del V e gli inizi del VI secolo per accogliere la sepoltura dell'africano Proculus. Anche la defunta Marta è di chiara derivazione africana.

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